Abbiamo tutti saputo della tragedia che ha colpito una giovane donna residente a Castelnuovo. I giorni successivi al fatto, non c’era piazza, bar, negozio che non commentasse con sgomento l’accaduto. Si tratta di fatti che non sono nuovi alla cronaca nazionale ed internazionale; certamente, quando accadono alla porta accanto alla nostra, quando coinvolgono persone che incrociamo quotidianamente nelle strade di paese, hanno una portata emotiva ancora più dirompente.
In mezzo a questo mare di parole ed emozioni, sembra importante però tenere il timone per non perdere la rotta. Per fare questo, noi del centro antiviolenza “Le amiche di Mafalda” che opera dal 2009 nell’Alta Val di Cecina, crediamo sia necessario contribuire con poche e chiare parole per dare nome e comprendere meglio, se possibile, quello che è successo.
Innanzitutto, si tratta di “femminicidio”, l’uccisione di una donna da parte di un uomo che, come le cronache nazionali raccontano ininterrottamente, è spesso il (ex)marito, il (ex) compagno, il fidanzato. Non esiste scusa, discolpa, analisi circostanziale che possa giustificare un atto del genere. Una donna è stata uccisa e non è per un errore o una mancanza di questa donna che l’omicidio si è verificato, perché non esiste nessuna colpa che possa rendere accettabile una morte cruenta di questo tipo. Tutte le parole spese su questo, non solo sono inutili, ma mancano profondamente di rispetto verso la vittima di questo reato perpetuandone lo strazio.
Le parole che vanno cercate invece, sono quelle per capire cosa e come fare per impedire che fatti di questo genere si ripetano, generazione dopo generazione, dal nord al sud Italia, senza interruzioni. Sono le parole che dobbiamo trovare per parlare con i ragazzi e le ragazze della violenza sulla donna, a scuola come nelle nostre case; le parole per accogliere una donna coinvolta in situazioni di violenza ed accompagnarla nel suo personale tentativo di uscita e di salvezza; le parole per convincere istituzioni ed autorità a collaborare con le piccole e grandi associazioni che da anni in Toscana tentano di arginare un fenomeno che trova nel femminicidio la sua massima espressione. Infatti, grazie ai dati regionali e provinciali, sappiamo che ci sono tantissime donne di ogni età e classe sociale che quotidianamente vivono vessazioni e umiliazioni tra le mura di casa, senza riuscire a chiedere aiuto. Queste donne non arrivano alla cronaca, ma esistono: proviamo ad accorgerci di loro, a non lasciarle sole con la nostra indifferenza, a non girare lo sguardo. Hanno bisogno anche di noi comuni cittadini e cittadine.