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Risposta ad una donna disperata

Come centro di ascolto ed associazione che dal 2009 si occupa di donne coinvolte in situazioni di violenza in Alta Val di Cecina, noi delle Amiche di Mafalda non potevamo che restare profondamente colpite e commosse dalla lettera pubblicata sull’ultimo numero de La Spalletta da “una donna disperata”.

La lettera è quella di una donna che con parole schiette, chiare e dirette racconta una delle tante, troppe storie di violenza maschile sulle donne, violenza che, proprio come lei ci dice, continua e si accentua anche quando la donna ha avuto la forza e la capacità di allontanarsi da chi la maltrattava.

Vogliamo ringraziare di cuore questa donna, innanzitutto perché ha avuto la forza e il coraggio che la maggior parte delle donne non riescono ancora ad avere, ovvero quella di parlare apertamente di un fenomeno che ancora fatichiamo a voler vedere, sia come cittadine e cittadini, sia soprattutto come Istituzioni e Forze dell’Ordine. Purtroppo ancora oggi e anche in questo territorio, più e più volte come associazione ci troviamo di fronte a rappresentanti dello Stato che minimizzano o che non sanno nemmeno riconoscere una donna coinvolta in situazioni di violenza o il pericolo che essa corre in quel momento.

In due anni, due femminicidi in questo territorio sono la prova anche di questa cecità.
La ringraziamo anche perché nelle sue parole ha saputo far conoscere e comprendere il perverso meccanismo alla base della violenza maschile sulle donne, quel circolo vizioso che tiene agganciate le donne ai loro aguzzini nelle speranza di un loro cambiamento, e che invece non fa altro che renderle più sole e più vulnerabili alla violenza.

I Centri Antiviolenza da 30 anni in Italia rappresentano la risorsa principale per accompagnare queste donne nel loro faticoso percorso di uscita dalla violenza: oltre il 90% delle donne vittime di violenza si rivolge a questi centri nel territorio per trovare supporto e ascolto, servizi legali e di supporto psicologico accessibili e gratuiti. Questi, a differenza delle risposte istituzionali, sono luoghi di donne e per le donne, dove chi soffre una situazione di violenza può trovare persone che le credono, la appoggiano, la accompagnano nella sua personale scelta di liberazione dalla violenza. Il percorso di
queste donne è, come l’autrice della lettera ci insegna, pieno di insidie, fatica, e soprattutto paura. La paura di chi si sente purtroppo sola in mezzo a una comunità e un’amministrazione pubblica che a parole dice di volersi occupare della violenza, ma troppo spesso abbandona le donne a loro stesse proprio quando sono più vulnerabili, cioè quando decidono di andarsene.

Per superare quell’impotenza di cui parla l’autrice della lettera, sono fondamentali alleanze tra le diverse realtà che vogliono arginare il fenomeno della violenza: invece di arroccarsi sulle proprie posizioni e di lavorare ognuno nel proprio orticello con gli strumenti a disposizione, è sicuramente più utile ed efficace promuovere una stretta collaborazione tra Forze dell’Ordine, Centri Antiviolenza, Istituzioni e cittadinanza per creare una rete di supporto che non lasci sola la donna con le sue decisioni coraggiose.
Sono anni che lo chiediamo a questo territorio: è ora di farlo realmente, e senza reticenze.

Invitiamo questa donna coraggiosa e tutte le donne che stanno vivendo una situazione di violenza, a mettersi in contatto con noi o con uno dei centri del territorio. Ti aspettiamo, con gli occhi ben aperti.