Un’altra donna e’ stata barbaramente uccisa dal marito. Un’ altro orribile femminicidio in Alta Val di Cecina. Ancora dei figli abbandonati, vittime di una violenza assistita le cui ferite si possono rimarginare solo con interventi di sostegno prolungati e qualificati.
Che cosa possiamo dire davanti a tale orrore?
Possiamo avere ancora qualche dubbio o esitazione nel riconoscere la diffusione della violenza di genere?
No, nessuna esitazione e’ permessa.
E’ il momento di fare qualcosa di più, ognuno nel suo ambito: dalle singole persone che possono provare a stare vicino a quelle donne che manifestano segnali di allarme nelle relazioni di coppia, magari informandole sull’esistenza di centri che possono aiutarle; alle istituzioni che devono investire di più e in modo continuativo in azioni di prevenzione della violenza di genere, anche e soprattutto nelle scuole.
Mettiamoci al lavoro. Davvero.